California Typewriter: preservare il passato, un tasto alla volta
California Typewriter è un affascinante documentario pubblicato qualche giorno fa da Gravitas, una riflessione bella e nostalgica sulla tanto amata macchina da scrivere.
Diretto da Doug Nichol, il documentario è, tra le altre cose, la storia delle persone le cui vite sono (col)legate alle macchine da scrivere.
Discussioni ed interviste con Tom Hanks (che possiede circa 250 macchine da scrivere perfettamente funzionanti), John Mayer, Sam Shepard, David McCullough e altri, lasciano trasparire un certo ottimismo, una speranza che un giorno le loro macchine da scrivere possano tornare in auge come è accaduto ai vinili.
La complessità di utilizzare una macchina da scrivere nell’era moderna sembra essere esattamente ciò che l’ha resa amata da questa piccola ma affezionatissima comunità di artisti che ne elogiano il piacere tattile e il modo in cui le parole vengono impresse sulla carta, senza un t9 a correggere i pensieri.
In un mondo di iPads, emoticons e realtà virtuale, l’amore per il lento ticchettio della macchina da scrivere conserva un appagamento tattile che è parte della nostra umanità.
La meccanica brillante, l’eleganza nel digitare un tasto e rilasciarlo all’istante, l’impronta indelebile sul foglio, sono tutte cose diventate obsolete da quando il mondo ha inventato il tasto “cancella”.
La buona notizia per gli appassionati americani è che c’è un negozietto a Berkeley chiamato “California Typewriter” (da qui il nome del documentario) che è un luogo in cui le vecchie macchine da scrivere vengono riparate con lo scopo di farle invecchiare in salute. Una sorta di capsula del tempo in cui i nostalgici e i curiosi si fermano per fare un salto indietro di qualche decennio.
Un luogo in cui trovare la risposta alla riflessione che fa da sfondo a tutto il documentario: cosa stiamo perdendo nella forsennata marcia verso la tecnologia?